Lo seguo asepttando il colpo di grazia, tanto non posso fare niente di più
Ci sediamo sulle scalinate in un punto un po’ più isolato, generalmente è occupato dalle coppiette, ma oggi tocca a noi, in pochi minuti mi spiega tutto, o comunque lo stretto necessario per capire cosa mi sia successo, lui è un Tollen, una specie di saggio dei nostri tempi, mi racconta di Phery il nostro pianeta che noi chiamiamo Terra, dei Grudochi gli essere degli inferi che noi chiamiamo demoni o diavoli e del loro capo Pruti e anche di Tolesso il signore dei Lusti gli esseri alati che vivono in cielo, praticamente i nostri angeli.
Lo guardo esterrefatto e preoccupato, non credo di essere in grado di fare quello che mi si chiede, anzi sono sicuro di non essere portato per diventare una specie di supereroe. La mia vita è già complicata così com’è mi ci voleva solo un potere enorme da dover nascondere e usare a bisogno.
“Posso passarlo a qualcuno?” gli chiedo ingenuamente, lui mi guarda, ma è come se in quel momento non mi vedesse realmente, probabilmente sta dando fondo a tutta la sua pazienza per trovare una risposta che non mi faccia troppo male “sarai libero da quest’incarico alla tua morte o quando il tuo corpo non sarà più in grado di sostenere tanto peso” ecco, mi sento proprio meglio ora.
“Ascoltami Joe” inizia a dire con voce ancora più solenne “non dovevi essere tu la scelta dello spirito del guardiano, ma il ragazzo che hai salvato, era lui il prescelto, era stato preparato dalla nascita per questo momento, è stato sottoposto ad un allenamento straordinario fisico e mentale, lo scopo era quello di regalare al pianeta un essere perfetto” poi si ferma mi guarda, abbassa la testa e attende, cerca anche in questo caso le parole giuste.
Poi alza nuovamente il capo, mi guarda negli occhi “tu lo hai salvato a rischio della tua vita, non si può chiedere di più da un uomo, io non ho molto tempo, la mia fine si sta avvicinando devo prepararti dandoti tutte le informazioni che ti servono e allenandoti ad usare correttamente i tuoi poteri con la speranza che non debba mai succedere, quindi che tu lo voglia o no sei il nuovo Guardiano”
“Come sta il ragazzo?” gli chiedo cambiando discorso “sta bene” mi risponde prontamente “è ancora scosso, ma è di tempra dura, tra qualche giorno uscirà dall’ospedale come se niente fosse successo” poi penso alle sue parole e gli chiedo come abbia preso la notizia di non essere il nuovo guardiano, Alzar mi risponde con quello che assomiglia ad un sorriso “questa è una storia diversa, non è sicuramente contento, ma ha accettato la decisione”
“Ora devo andare” mi dice poi si ferma nuovamente “occhio a controllare le tue prestazioni atletiche, cerca di non esagerare” capisco immediatamente cosa volesse dire se in piscina mi sembrava di essere un motoscafo e non stavo forzando cosa posso fare se inizio spingere veramente. Comunque si è fatto l’ora di andare in pista.
Cerco di mantenere i soliti tempi migliorando qui e li senza strafare e durante la gare dei diecimila metri però mi infilo nel gruppo dei più forti, tanto per stare con loro, non sento la fatica, potrei superarli e doppiarli, ma mi basta stare lì, evito lo sprinti degli ultimi cinquecento metri, ma mi posizione ugualmente tra i primi, il coach mi fa i complimenti e mi prende ad esempio per motivare gli altri. Per fortuna tutti troppo stanchi per ascoltarlo e per notare che io non ho praticamente sudato, la prossima volta mi rovescio dell’acqua prima di partire e quando arrivo.
Tornado negli spogliatoi incontro Fabio, non ama la mia parte atletica, lui e per la grande pigrizia, ma spesso viene a vedere come me la cavo, mi fa i complimenti, ma dopo pochi secondi mi chiede di Marta, vuole sapere a che punto mi trovo, la mia risposta non gli piacerà, anche perché lui ha puntato Bea, una delle sue migliore amiche quindi spera anche in un aggancio.
Mi spoglio, doccia, mi vesto, zaino in spalla e esco, Fabio è ancora li che aspetta, “non ho novità” gli dico sbuffando, lui capisce il momento e si fa una bella risata, sei proprio un fenomeno mi dice, inizio a ridere poi aggiunge siamo proprio due fenomeni, sale in sella alla sua moto lucente preme un tasto ed il rombo del motore esce pulito, forte, deciso, io invece salgo sulla vespa e insomma le do l’avvio, evitiamo di parlare di rombo motore.
In alto in cielo, una strana nube nera crea un vortice, qualche lampo, poi un fulmine deciso verso terra, dopo poco si dissolve, Fabio troppo intento a schiacciare tasti sulla sua moto non ha visto niente, comunque troppo lontano per andare a controllare, cancello tutto dalla testa lo saluto e vado a casa.
Giornata finita, parcheggio la vespa nel vialetto, tolgo il casco e mi avvio verso casa, un uomo mi si para d’avanti. Per un attimo credo che sia colpa di quel fulmine che avevo visto poco prima, magari è un soldato di uno dei due schieramenti, ma non mi sembra ostile è fermo, mi osserva, “io ti ho già visto” gli dico provando a sondare il terreno.
“Mi chiamo Marco” inizia a dire “ero il prescelto, poi tutto e cambiato” ora ricordo, occhi neri come la notte mi fissano, mi sento indifeso, poi deglutisco “ma eri in ospedale?” gli chiedo quasi balbettando “dovevi uscire tra qualche giorno!”, ma lui sembra non ascoltarmi. Stringe i pugni, spero non abbia voglia di colpirmi, faccio un passo in dietro, è proprio grosso, non sono pronto a questo.
“Vieni con me” mi dice, ho idea che la giornata non è finita.
...Quinto Capitolo
di Danilo Di Pinto
disegni di Ory