Sono ancora frastornato, non so che fare ne cosa pensare, sono in ritardo devo darmi una mossa, la scuola non è lontana, ci vorrebbe la vespa, infondo a parte il mio sarcasmo iniziale mi è stata d’aiuto in tanti momenti, ora però devo camminare e anche di fretta. Dimenticavo, chi lo dice allo zio? Cancello il pensiero dalla testa e mi avvio, per mia fortuna sono allenato. Arrivato finalmente, entro in classe mi scuso ancor prima che mi dicano qualcosa, la professoressa di matematica per mia fortuna è in ritardo anche lei ed ha iniziato da poco l’appello, tutti mi guardano con aria interrogativa, non capisco, saranno i vestiti sporchi, ma quello non è da considerarsi un caso raro.
Insomma mia madre mi fa trovare tutto pulito, stirato e profumato, ma nella mia stanza ci deve essere una strana combinazione alchemica temporale che riduce tutto in stropicciato ed impolverato in pochissimo, non è il momento di pensare a questo fenomeno mi dico, ma loro non mi tolgono gli occhi di dosso, che sappiano già tutto? Una goccia di sudore mi imperla la fronte, come fanno a sapere quello che mi è successo, non c’era nessuno e non credo che Alzar abbia avuto modo di raccontarlo in giro, figuriamoci, l’uomo del mistero dentro un segreto, mi scappa un sorriso, rispondo presente quando sento il mio nome e mi rilasso.
Fabio però non molla la presa e continua a guardarmi, “lo so sono in ritardo, poi ti spiego” gli dico sotto voce, ma la sua risposta mi spiazza e mi spaventa più di quello che ho dovuto affrontare fino a quel momento, “dov’è lo zaino?” mi chiede con un filo di voce. Ora sono due le gocce di sudore che mi rigano la fronte, è finita sono morto. “Oggi verifica” dice la prof di matematica, “fuori i quaderni” nell’aula un rumore di fogli, zaini e cerniere, io resto immobile, sono praticamente pietrificato, non ho più scampo, cosa mi invento, quando improvvisamente si sente bussare alla porta, magari un mostro che tenterà di uccidermi, lo spero con tutto il cuore, ma niente e solo Oscar il bidello.
Come potevo pretendere che un mostro bussasse alla porta, ma come si dice “la speranza …” “buongiorno” dice entrando “mi scusi il disturbo professoressa Lisi, ma mi è stato consegnato lo zaino di Joe” ora sono io confuso e lo guardo con aria interrogativa, da dove è uscito? “mi ha detto tuo zio che hai dimenticato lo zaino a casa e che nella tasca laterale ci sono le chiavi della tua moto” “Grazie” rispondo balbettando, lui esce, tiro fuori il quaderno con i test fatti e prima di metterlo giù controllo nel suo interno, un sospiro di sollievo il mio cellulare nuovamente integro, sembra nuovo, vuoi vedere che ho guadagnato una moto, altro sorriso, questa volta sono veramente sereno.
La giornata passa veloce, Fabio mi fa un mucchi di domande ma io non posso rispondere, mi manda a quel paese un paio di volte, ma quello capita spesso, poi prima di andare un veloce scambio di battute con Marta, lei è la mia ragazza, anche se non lo sa ancora, ci siamo quasi, sono a tanto così Usciamo di scuola affrontiamo la lunga scalinata bianca e arrivati al vialetto ognuno per la propria strada, io devo cercare la moto nuova, ma parcheggiata al solito posto la vespa rossa mi aspetta sola soletta, mi fermo per un attimo, faccio spallucce e riprendo il cammino, tiro fuori le chiavi la metto in moto con il pedale d’accensione, e mi chiedo un’altra volta perche non ha il tasto avvio come gli scooter moderni, ma in fondo sono contento, non devo dare spiegazioni allo zio.
Mangio il panino avanzato e vado diretto agli allenamenti di atletica, oggi preferisco non tornare a casa, mia madre ha un incredibile sesto senso per i guai, fiuterebbe subito qualcosa, chiamo casa, avverto del cambio di programma, mio fratello maggiore mi risponde con un “chi se ne” e riaggancia, meglio così evito altre spiegazioni. Entro subito in palestra, mi cambio e mi preparo per un allenamento extra, sono in netto anticipo, ma mi fa bene verificare come reagisce il mio corpo, tra alcune settimane ci sono le selezioni per la squadra di triathlon sono un po’ in dietro sul programma, non che mi interessi, alcuni di loro sono degli esaltati, parlano solo di gare e di vittorie, ma non mi va di fare brutta figura.
Faccio un tuffo i n piscina, qualche bracciata di riscaldamento poi provo a spingere, sembra che tutto vada, faccio la prima vasca tocco il bordo e poi via ancora, aumento le bracciate, sembra che non mi serva respirare, il cuore resta con un battito regolare, ancora una virata, mi sembra che la vasca si sia stratta ci metto meno del solito per fare bordo bordo, controllo il tempo, sgrano gli occhi, mi fermo, meglio che esco qualcuno potrebbe notare la differenza e pensare che abbia preso delle sostanze strane. Mi asciugo, mi cambio indosso calze e scarpette, vediamo come vado in pista, è ancora presto tra poco arrivano gli altri, meglio che non veda nessuno, lungo il corridoio però un’ombra, non riconosco la sagoma, continuo, mi si avvicina con passo lento ma sicuro, “ciao Joe” la voce di questa mattina è Alzar “ti devo parlare” mi dice con quella sua voce profonda, “certo” gli rispondo cercando di imitarlo, ma lui resta di pietra, cancello la smorfia gli chiedo scusa e lo seguo.
di Danilo Di Pinto
disegni di Ory