Sono in ritardo, “come al solito” mi sentirò dire, ma questa volta non c’entro niente proverò a spiegare, ma tanto non mi crederanno mai.
Mi sono svegliato presto, ho fatto una buona colazione come mi dicono sempre. La frase di mio nonno era sempre la stessa “la colazione è il pasto più importante dalla giornata”, mia madre ogni mattina mi controlla come si fa con i cani, se mangio sto bene altrimenti via con le preoccupazioni, ed io ho accontentato tutti con un panino prosciutto e formaggio. Insomma ho fatto una buona colazione “non proprio sana” qualcuno starà pensando, poi mi sono ingollato un bicchiere di succo di frutta e sono uscito.
Vi evito la descrizione dei passi prima ed immediatamente dopo il lauto pasto, ma credetemi, lavato, vestito e pettinato sono uscito di casa per andare a scuola, nello zaino i compiti fatti, quasi tutti, la speranza che il prof d’italiano non sia nervoso, ed una merenda eventualmente mi venisse fame, più un’altra per il viaggio, non si può mai dire.
Sono salito sulla vespa, un mezzo a due ruote regalo di mio zio, era tanto orgoglioso quando al compleanno dei miei quattordici anni si è presentato con il rudere che usava quando era giovane, un’altra epoca ovviamente, ed ho evitato commenti sarcastici, insomma due ruote, un acceleratore ed un freno a pedale cosa si può volere di più, se poi il tutto e su di una struttura rossa fuoco il pacco è servito.
Comunque ad onor del vero, nei giorni mi sono dovuto ricredere, la vespa va, consuma poco e riesco a fare tutto in meno tempo, meno il tragitto per scuola, ma quella è un’altra storia, perché quando Fabio mi chiama per andare a fare un giro il tempo di reazione si riduce a zero secondi. Ancora meno se ho appuntamento con Marta, ma anche questa è un’altra storia
Purtroppo questa mattina lungo il tragitto le cose si sono complicate. Ho dovuto cambiare percorso perché la solita strada era chiusa per lavori in corso, ed ho voltato a destra lungo via degli aceri, per poi prendere il viale delle betulle, nemmeno un albero sulla via solo dei nomi a memoria di quello che era. Quindi mi sono fermato al semaforo in attesa che il colore fosse quello giusto, poi il finimondo.
Un forte boato seguito da una serie di rumori sospetti come di una frana, il palazzo di fronte inizia ad assumere una posizione inconsueta, troppo inclinato rispetto al solito e al normale asse con la strada, un ragazzo sui vent’anni alto e dal fisico imponente immobile sotto una serie di mattoni ed intonaco che inizia a piovere dall’alto. Anche il cielo sembra spaccarsi in due.
Parto senza pensare ad altro cerco di raggiungerlo prima che sia troppo tardi, magari lo carico a bordo e lo porto in salvo, non capisco perché resta fermo e soprattutto cosa sta guardando, ma non ho molto tempo per pensare sono quasi arrivato.
repliche orologi
Gli urlo di salire, ma lui nemmeno mi guarda resta impassibile sotto il palazzo che ormai ha perso la sua integrità strutturale sta per crollare, guarda fisso in alto, mi volto sconvolto vedo una figura nera e d inespressiva che volteggia sopra di lui, sono spaventato, un masso gli sta cadendo proprio in testa, scendo dalla vespa e lo spingo con tutta la forza che ho in corpo.
Poi tutto diventa più confuso un fascio di luce mi invade ed un secondo dopo il palazzo crolla sopra di noi, ne resto schiacciato, doveva essere un giorno di scuola qualsiasi ed invece, penso ai miei genitori, penso al loro dolore nel ricevere la notizia, non sento più il mio corpo, braccia, gambe ecc., non sento niente.
In alto il cielo scuro e nuvoloso, solo quella strana figura nera, penso che sia la morte che deve fare il suo lavoro, per un attimo spero che quel ragazzo si sia salvato, almeno dopo il mio sacrificio, saperlo morto sarebbe sfiga su sfiga. La morte si avvicina, non vedo niente, il suo volto e’ vuoto, spero faccia presto, non ho voglia di sentire dolore.
(di Danilo Di Pinto)
disegni di Ory