C’era una volta...
Ogni fiaba che si rispetta inizia con questa frase, ma non molti si sono chiesti il perché, iniziare in questo modo è un pò come dire che quello che succede nel racconto è già accaduto, “una volta”, tanto tempo prima, in un momento lontano, perché il bimbo o la bimba possano essere rassicurati: ciò che è successo, che l’abbiano fatto gli stregoni, i mostri, draghi o giganti non è qui non esiste più e non può nuocere, perché è successo un tempo e tutto si è risolto per il meglio. E così, tramite le fiabe, il bambino impara che anche lui riuscirà a risolvere i suoi problemi, impara che ha tutto quello che serve per trovare il suo lieto fine, così come c’è sempre nelle fiabe. Questo è in sostanza il messaggio che le storie, di qualunque genere esse siano, trasmettono a chi le ascolta
Le fiabe sono piene di magie e i bambini questo lo sanno cosi come lo è il mondo in cui vive a tal punto che il bimbo stesso crede di poterlo controllare. Quando lo sviluppo mentale del piccolo non gli consente ancora di fare ipotesi le fiabe possono fornire una guida per muoversi, i bambini non si domandano come mai gli animali parlano o le piante crescano cosi tanto in una notte e neppure si stupisce se cani, gatti e topi oltre a parlare vanno anche d’accordo come vecchi amici. Quel mondo che gli adulti si sforzano di codificare è già tutto codificato in base al pensiero magico, che i bambini conoscono. Grazie al pensiero magico che lo accompagna sino ai sette/otto anni, il mondo dei bambini è popolato di esseri fantastici e le storie che ascolto dagli adulti non hanno nulla di incredibile, anzi, sono così reali che non si stupirebbero mai, per esempio, di incontrare un cavallo parlante o uno gnomo simpatico. Non occorrerà spiegargli come mai certe cose succedono, non vuole dettagli perché sa che tutto può succedere nel modo magico delle fiabe, così come può succedere nel mondo nel quale lui vive.
Raccontare storie aiuta il piccolo a mantenere ben salda la convinzione che la magia esista. Le fiabe sono uno strumento educativo importantissimo per lui, gli consentono di affrontare paure e insicurezze, con un enorme vantaggio rispetto all’esperienza diretta, come già detto tutto ciò che succede è già passato, già risolto, appartiene a quella frase tanto cara “c’era una volta”. Il protagonista della fiaba affronta i problemi e li risolve, così l’evoluzione del racconto è un esempio dal quale il piccolo trae fiducia: i problemi ci sono, ma si possono risolvere. Poiché il bambino crede a tutto ciò che l’adulto di cui si fida gli racconta, non è così facile inventare una buona storia. Occorre la parabola dai problemi alla risoluzione finale, la vittoria del bene. Fiabe a lieto fine, dunque, che facciano ben sperare per il futuro niente morali semplificate, il bambino è in grado di cogliere il significato della fiaba. E se per qualche motivo non riesca, sarà lui stesso a chiedere di riascoltarla. La ripetizione è utile per rimaneggiare qualcosa che per lui è fonte di preoccupazione. (questo accade anche con i lungometraggi, i cartoni animati tanto cari, i bambini continuano a riguardali in continuazione fino a comprendere tutte le dinamiche, che si concludono sempre con un lieto fine, quella fase è la ricerca di una confort zone (zona di conforto) nella quale si sente bene e protetto. Se il bambino vuole sentire la storia di Hansel e Gretel più volte vorrà dire che starà ragionando per conto suo sulla paura dell’abbandono.
(La casa di Hansel e Gretel si trova ai margini di un gran bosco, dove le luci e le ombre della vita del bosco sono ancora sconosciute ai due bambini. E’ una casa in attesa che avvenga qualcosa, che avvenga, forse, l’allontanamento dei due bambini e poi attenda il loro ritorno. All’interno i bambini con i genitori un padre e una matrigna. Il padre è un taglialegna, per il quale fin dall’inizio c’è una sorta di “comprensione”, descritto come povero nonostante gli sforzi per guadagnare cibo per la famiglia. E’ una notte insonne quella che precede l’addio alla casa paterna, il padre è sveglio per i troppi problemi, la matrigna cerca la soluzione che salvi lei e il marito, i bambini sono svegli per la fame. E il bosco è là fuori, oscuro che aspetta paziente.
Seguendo quanto ritenuto dalla psicanalisi di Jung, il bosco sarebbe la rappresentazione del principio femminile e si identifica con l’inconscio, il bosco per di più, rappresenterebbe il lato oscuro dell’inconscio. Il fatto che il padre dei due bambini, come troviamo in molte altre fiabe, sia un taglialegna, ci vuole forse indicare che il padre ha la capacità e la responsabilità di “incidere” profondamente sull’inconscio dei figli. I due fratelli dopo mille problemi faranno rientro a casa)
Il piccolo vorrà essere rassicurato rispetto alla sua ansia d’abbandono la mamma e il papà torneranno sempre a casa o ritorneranno a prenderlo a scuola all’orario d’uscita
Anche sedersi accanto al lettino del piccolo, inforcare gli occhiali e aprire il libro delle fiabe costituisce un concatenarsi di eventi che rassicurano il bambino. Il genitore è pronto a dedicargli del tempo, un tempo che scandirà con il tono della sua voce. Per tutta la durata del racconto il bambino sarà come dentro una bolla insieme al suo genitore. Condividerà uno spazio molto privato ed esclusivo. Occorre quindi non essere frettolosi nel raccontare una storia, perché il piccolo ha bisogno di tutto ciò che sta intorno alla fase del racconto. Tutte le volte dovrà esserci lo stesso rito, pigiama, denti, letto, come la stessa storia tranquillizza e rassicura il bambino, allo stesso modo il rito, che sta intorno al racconto della fiaba prima di addormentarsi, lo rassicura importante ricordare che la voce della mamma o del papà lo accompagnerà nel sonno e questo succederà tutte le sere, quindi non c’è d’aver paura nel dormire da solo nella propria stanza. Domani tutto potrà ricominciare.