Dal fuoco perenne e intenso della passione più pura, dalla rigenerazione dei tempi, come fenice che nasce e ricrea, da quello stesso fuoco mai domo, nascerà colui.
Colui che con le sue sole gambe dovrà camminare su questa terra, così arida, così irta ed incompiuta, cosi secca e spigolosa da piegare, mortificare, soggiogare qualsiasi cosa.
Ad ogni passo in avanti un impronta tangibile sul percorso, segno dal progresso compiuto, come in una grande prova, forse la sola prova, ma la strada è lunga.
E si troverà di fronte un immenso oceano, senza riferimenti né direzione.
Un oceano fatto di dubbi ed incertezze, di finte onde e di vere paure, e lui con le sue braccia poderose dovrà affrontare il suo destino.
E le maree con le correnti, sballottano, travolgono il suo corpo, e le piccole isole confondono e le sirene distraggono, e le braccia si stancano sempre più, ma l’anima, l’anima quella è più dura dell’acciaio temprato, più alta dell’immenso cielo che circonda la notte dei tempi.
E solo quando ritornerà su terra ferma, solo in quel momento potrà fare un balzo in alto, e dalla sua schiena compariranno le ali, che lo sorreggeranno con poca fatica.
Dall’alto tutto è più chiaro, limpido, necessario, ogni ferita e frutto di una lotta compiuta ad armi pari, e sarà soddisfatto del suo percorso, quelle orme nel tempo, tanto profonde da sembrare solchi in un mondo imperfetto, fatto per lui.
E vedrà altri come lui persi nella stessa lotta, ma tacerà, cederà in silenzio il suo posto nell’altrui destino, non una parola, non un solo gesto, tutto è stato fatto per essere così.