Vago tra la gente, la mia anima vuota, dimenticata, sola, il corpo trasparente, mi sento invisibile agli occhi di chi mi circonda, vorrei che non fosse così, lo vorrei veramente. Poi piove, le gocce mi coprono e mi delineano, mi guardo attorno, i loro occhi si spostano, ora mi vedono, "era meglio prima" mi dico mentre vado avanti con più fatica. Gli sguardi sono pieni di compassione, di pietà, mi si attaccano addosso come gocce di sofferenza, la sofferenza un dolore, non sento niente, sono morto "avrebbe tutto un senso" penso. Guardo oltre, proseguo non posso fare altro, solo il dolore mi accompagna "sta piovendo, ora mi fermo cerco un riparo", sarebbe dovuta essere la frase completa ma non è cosi, la pioggia che vedo, che sento, ha un peso diverso, un valore diverso, mi parte da dentro, da un luogo lontano da un tempo passato, lacrime mai versate mi affogano, ogni goccia è un lacrima, ogni lacrima una ferita, mi guardo le mani, sono bagnate, non è acqua, sono morto "sarebbe bello" mi dico. Un diluvio, attorno a me è tutto grigio e nero, la pioggia, prima torrente poi cascata mi indica la strada, mi prende, mi porta via, non è questo il mio posto, non so se lo sia mai stato, l'impeto è forte, cedo, mi lascio trasportare, cado, poi buoi. Dove sono proverò a raccontarlo, dove andrò cercherò di capirlo, sono morto "aiuto!" grido. Qui la pioggia non arriva e torno ad essere trasparente, nessuno mi vede.
Mi hanno sempre detto che una volta toccato il fondo non si può che risalire e che questo presto o tardi capita a tutti nella vita, io purtroppo ho una storia un po’ diversa da raccontare, perché ad un certo punto il fondo l’avevo toccato e mi ci ero anche sistemato, convincendomi che quello fosse la mia nuova condizione, poi accade un giorno, che non contento io decida di iniziare a scavare, perché quel buco stretto e arido dove mi trovavo era ancora troppo per me, quindi munito di una pala corta e dall’impugnatura solida ho iniziato ad andare ancora più giù, con foga, con violenza continuavo a scavare tra terra e pietre fino a rompere quella stessa vanga in due, ma preso dall’impeto non mi sono fermato e ho continuato con le mani nude fino a rompermi le unghie e a consumare i polpastrelli, fino a bagnare quel terreno sotto di me con sudore, sangue e lacrime, poi stanco, dolorante, solo, mi sono fermato, avrei voluto urlare, ma la voce non usciva, ed ho sentito un dolore forte proveniente da quelle stesse mani ormai consumate dal tormento, la vista era annebbiata, nelle orecchie un sibilo in lontananza e niente altro le narici intorpidite dall’odore acre ed il cuore martoriato si era fermato.
Cosa è successo dopo è difficile da spiegare, provate a chiudere gli occhi ed immaginate le mie parole forse così ogni cosa troverà il suo posto. Ora sono a casa.
Poi succede tutto all'improvviso e le cose cambiano, capita un giorno che qualcuno ti vede, sembra interessato a te, a quello che vuoi veramente a quello che hai da dire.
"Cos'è la pioggia?" mi chiese. Era giovane ed indifesa con occhi grandi e mille domande, ogni giorno guardava il mondo come se fosse stata la prima volta, ogni notte si addormentava sperando che non fosse l'ultimo, nel suo cuore ancora tanta gioia, il suo animo puro, il suo corpo fragile. Arrossiva per un niente e impacciata cercava di giustificarsi, timida lo sarà anche stata, ma la sua natura era diversa, non poteva fermarsi lo aveva imparato troppo presto.
"Non è semplice da spiegare! La vita ci regala momenti difficili a volte dure ed incomprensibili, ti trovi a fare i conti con te stesso e con te stesso te la prendi per tutto, la vita ti mette di fronte a cose inaspettate ed ingiuste che feriscono e torturano, la verità è che sono proprio quelle cose che avevo deciso di vivere." Avrei voluto risponderle, ma non lo feci. "Vuoi sapere cos'è la pioggia per me? Ora provo a spiegartelo" le risposi semplicemente
Feci un respiro e cominciai
"Cosa le è successo?" Mi chiese incuriosita
"Lei è nelle gocce di pioggia che cadono" le risposi
Attese un attimo poi pensierosa chiese ancora "Lui... Lui che fine a fatto?"
"Secondo te da dove nascono le gocce di pioggia?" Le domandai
Ci fu ancora silenzio il suo sguardo parlava per lei "è triste e bello nello stesso tempo" pensò ad alta voce, sapevo cosa intendeva, poi accorgendosi che la guardavo si fece coraggio "mi racconteresti un'altra storia?" mi chiese sotto voce, le risposi con un sorriso triste, conoscevo un'altra storia, ne conoscevo tante altre, guardai per aria attendendo che la pioggia arrivasse, poi cominciai
"Non è vero!" disse ferma "non può finire così"
La guardai con attenzione poi le risposi "chi ha detto che fisce così?"
"Non puoi raccontare una storia e poi dire che non è finita" incalzò. "le regole vanno rispettate"
Aveva ragione, almeno dal suo punto di vista, ma non potevo spiegarle altro, quindi mi limitai ad abbozzare un sorriso e le risposi che avrebbe potuto chiedere anche cosa era successo prima e non sempre il dopo.
"Allora raccontami cosa è successo prima, ma comincia da LUI"