Josef proprio non voleva, non voleva e non voleva! I genitori le avevano provate davvero tutte, senza però riuscire in quella che era ormai diventata un’impresa. Seduto al tavolo, con il broncio ed i lacrimoni che scendevano sulle guance rosse, il bimbo non aveva alcuna intenzione di mangiare la frutta che gli era stata servita. La mamma, con calma, aveva preso una mela rossa e succosa, quindi l’aveva sbucciata e tagliata in piccoli pezzi, sperando di convincerlo. Ma anche in quel modo l’esito era stato il medesimo e lui non voleva saperne di mangiarla. Dopo diversi tentativi, stanchi di insistere, i genitori, almeno per quel giorno si arresero, lasciando la frutta sul tavolo. Ovviamente Josef non era solo perché, come sempre, accucciato sotto la sua sedia, c’era l’inseparabile amico a quattro zampe che aspettava pazientemente che lui si alzasse per accompagnarlo in giro. Josef si guardò attorno e, vedendo che i genitori non erano più lì, smise di piangere, allontanò il piatto con i pezzi di mela che si trovava ancora sulla tavola e si incamminò verso la sua stanza.
“Io non mangerò mai la frutta!” disse rivolgendosi a Giordy “non riusciranno mai convincermi” continuò. Il cucciolo rispose con un bau e poi iniziò a fargli le feste, come per dire “ora giochiamo e non pensiamoci più”. Josef accolse subito la proposta del cucciolo ed iniziò a correre. Il gioco era semplice, uno scappava e l’altro lo rincorreva fintanto che uno dei due non toccava l’altro e, a quel punto, il gioco riprendeva a parti invertite. In genere era Josef a scappare e Giordy a rincorrere, quella era la loro specialità, ma quel giorno il loro gioco durò poco, perché i genitori del piccolo monello dovevano uscire e avevano chiesto alla cuginetta, la principessa Cristy, di fargli compagnia.
I due accolsero la notizia con grande entusiasmo e si prepararono ad un pomeriggio di avventura con i racconti di Cristy. Non c’era niente di più bello per Josef che affrontare le avventure che la principessa gli faceva vivere. Questa volta, però, fu stupito quando vide arrivare la Principessa non da sola, come al solito, ma in compagnia della signora Farina, la cuoca del palazzo. “Oggi dovrete affrontare una nuova missione” disse Cristy “però so che non hai mangiato la frutta” – continuò la principessa guardando il cuginetto dritto negli occhi – “bisogna che mangi qualcosa perché hai bisogno di molta energia”. Josef non voleva mangiare né la mela né altri tipi di frutta, quindi fece un passo indietro e incrociò le braccia in forma di protesta. La cugina, vedendo il piccolo cosi determinato, iniziò a ridere, poi, senza insistere, chiese alla signora Farina di tirare fuori il dolce che aveva preparato per l’occasione. Era un ciambellone soffice e profumato, che Josef accettò subito con un sorriso: ne prese una grande fetta che, dopo giusto un attimo di dubbio, divorò in un battibaleno.
“Bene” – disse Cristy – “ora che sei pronto possiamo andare, ma prima dimmi, però: come era il dolce?” Josef rispose che lo aveva trovato squisito e che ne avrebbe mangiata volentieri anche un’altra fetta, ma il suo entusiasmo scemò quando scoprì che quella delizia era stata fatta con le mele del giardino del palazzo. “Ti voglio raccontare una storia” disse Cristy. Josef quindi si sedette sul divano e fece posto al suo piccolo amico che si sistemò comodamente accanto a lui. La principessa gli raccontò che anche lei, quando era più piccola, non voleva mangiare né frutta né verdura e che ogni volta che i genitori insistevano, lei scappava e si nascondeva, facendo impazzire tutti, soprattutto il Signor Cortese, il maggiordomo del palazzo, che perdeva del tempo prezioso nella sua ricerca. Un giorno Cristy, per non essere trovata, dopo essere fuggita si nascose in giardino, proprio dove si trovavano gli alberi di mele, pensando che nessuno l’avrebbe mai cercata proprio lì. Ed infatti, dopo ore, era ancora lì, nascosta e indisturbata, che giocava liberamente.
Tutto cambiò quando, all’improvviso, vide una mela appesa ad un ramo basso cadere a terra. Sul momento pensò “niente di strano”, poi, guardando meglio, vide che quella non era una semplice mela. In quel momento, come accadeva solitamente nel giardino del palazzo, Josef e Giordy furono catapultati in un mondo magico, dove tutto attorno era verde, pieno di piante alte e profumate. Josef fu stupito di vedere davanti ai suoi occhi una mela enorme, con foglie ancora più grandi delle lenzuola del suo lettino, ma dopo un po’ di spavento, si accorse che non era quel frutto ad essere più grande del normale, bensì lui ad essere diventato più piccolo, e insieme a lui anche il suo amico scodinzoloso dal naso umido. Giordy, incantato nel vedere le meraviglie della natura, iniziò ad abbaiare per attirare l’attenzione di Josef che a quel punto si voltò nella direzione indicata dall’amico peloso e vide un piccolo bruco verde che stava cercando di spostare quella mela. In quel contesto, ovviamente, dire “piccolo bruco” era alquanto ridicolo, in quanto l’animaletto era grande quanto Josef, ma rispetto alla mela continuava comunque ad essere piccino. “Ciao sono Josef e lui è il mio amico Giordy, cosa stai facendo?” gli chiese il bimbo. Il bruco a quel punto si fermò, guardò incuriosito il ragazzino e con aria sorpresa rispose “Ciao! Mi chiamo Ruchino e devo riuscire a portare questa mela ai miei fratelli che sono piccoli ed hanno bisogno di mangiare qualcosa se vogliono diventare grandi e forti come me” e subito ricominciò la propria opera, senza però riuscire a spostare quella mela nemmeno di un centimetro. Allora Josef si avvicinò ed iniziò a spingere anche lui ed anche Giordy, vedendo i due, cercò di dare una mano, anzi una zampa, ma quella mela era davvero trooooppo pesante.
“Non puoi portare qualcos’altro ai tuoi fratellini?” gli chiese Josef stremato dalla fatica, ma Ruchino non sembrava accettare alternative: “le mele, oltre ad essere buonissime, fanno bene, donano tanta energia, forza ed intelligenza” rispose continuando a sbuffare per lo sforzo. “Se è vero quello che dici, perché allora non ne mangi un pezzo, cosi diventi più forte?” incalzò il bimbo. Ruchino a quel punto si fermò e gli rispose che aveva ragione e ne mangiò subito un pezzo, poi si rimise all’opera. La mela però continuava a essere troppo grossa e pesante per quel piccolo bruco, ma incredibilmente, a differenza di prima, si mosse di qualche centimetro. La mela doveva aver sortito i suoi effetti! Josef, che non era certo tipo da tirarsi indietro quando c’era da aiutare un amico in difficoltà, ne prese prontamente un pezzetto e ne offrì anche uno al suo amico peloso che abbaiò per ringraziare. La mela era buonissima e, per essere certo di ottenere più forza possibile, ne prese anche un altro pezzo.
I tre riuscirono a spostarla di altri centimetri, ma l’impegno era enorme e anche se avevano più forza nelle braccia, c’era bisogno di un’idea. Quand’ecco che, finalmente, il cucciolo di bolognese si allontanò per poi tornare indietro subito dopo stringendo un rametto tra i denti: Josef capì subito cosa avrebbe dovuto fare ed infatti afferrò il rametto, lo posizionò sotto la mela, poi sistemò una pietra sotto il ramo, così da creare una leva, quindi si appese alla parte alta del rametto e con tutta la forza la tirò giù. Sotto lo sguardo incredulo di Ruchino la mela fece molta più strada, rotolando sul terreno, e a quel punto Josef ripeté l’operazione ancora una volta, e poi ancora e ancora finché, con l’aiuto del bruco, arrivarono a destinazione in men che non si dica. Ruchino era felice e i suoi fratelli gradirono molto quella dolce sorpresa, tanto che – pieni di riconoscenza – ringraziarono i loro due nuovi amici. Josef e Giordy li salutarono, era giunto il momento di tornare a casa, ma non prima di aver ringraziato Ruchino che aveva insegnato loro l’importanza di una mela.
Josef, ritornato dalla cugina, restò seduto con aria seria, poi senza dire alcuna parola si alzò dal divano dove era seduto con l’amico peloso e si diresse in cucina. Dopo pochi minuti tornò con un piatto tra le mani e la mela tagliata a pezzetti che gli aveva preparato la mamma. Cristy era contenta, gli diede un bel bacio e quando arrivarono gli zii tornò a casa. Strada facendo le venne in mente che la volta successiva avrebbe raccontato una storia sulle carote e su quanto fanno bene alla vista, ma quella sarebbe stata un’altra storia. Giunta al palazzo, prima di andare in camera, passò nel giardino dove si trovavano gli alberi di mele e con un sorriso salutò Ruchino, i suoi fratelli e tutti gli amici che vivevano in quel luogo fantastico. Poi, stanca per quella grande avventura, si preparò e andò subito a letto.
Buona notte
di (Danilo Di Pinto)
disegni di Ory